L’OMEOPATIA
ANCHE PER FIDO? . . . . MAH
!
D.ssa Marina Romanelli
La cosa più difficile
per un veterinario è
avere a che fare con gli umani.
Io appartengo alla succitata
categoria di medici e, i nostri
pazienti, lo sono nel significato
etimologico della parola, cioè
“sopportano” con
molta docilità, almeno
nella maggioranza dei casi,
le nostre indagini cliniche
e si sottopongono quieti alle
terapie. Ben altra cosa è
il rapporto con i proprietari
che svolgono un ruolo di filtro,
molto spesso isterico, frapposto
tra noi e gli animali. Essendo
oltretutto in ottima salute
rispetto ai pazienti dei medici
umani, manca tra loro e noi
quella leggera timidezza legata
al sentirsi in qualche modo
in uno stato di sudditanza psicologica
col “dottore”.
Con noi sono permessi: critiche,
verifiche, controlli incrociati
con le terapie prescritte da
colleghi a soggetti che presentavano
sintomi similari ma spesso patologie
opposte, contestazioni all’esecuzione
di indagini giudicate troppo
costose o di terapie a lungo
termine, sospese per decisione
autonoma.
L’avvento di internet
ha dato l’ultima mazzata
a noi poveri sapienti della
carta perché penso che
molti dei nostri simpatici proprietari
passino notti insonni a verificare
se i veterinari del Minnesota
avrebbero adottato la stessa
terapia da noi prescritta.
Se a tutto questo si aggiunge
la proposta di una terapia omeopatica
per Fido, Micio, e perché
no Bunny, la diffidenza delle
rispettive famiglie cresce a
dismisura.
Come può qualche granulo
di - niente - o
qualche goccia di - acqua
- avere un effetto curativo
sulla patologia di un animale
che quindi non può neanche
pensare che questi elementi
gli facciano bene?
Sotto sotto infatti la maggioranza
delle persone, a volte anche
i fruitori di terapie omeopatiche,
sono convinte che giochi un
ruolo fondamentale quello che
si definisce come “effetto
placebo” del farmaco omeopatico
cioè il fatto che la
mente, convinta della positività
di un elemento, influenzi a
tal punto il corpo da farlo
guarire dal male che lo affligge,
indipendentemente dalla sostanza
assunta.
Questo convincimento toglie
ovviamente gran parte di validità
alle terapie omeopatiche ed
è il cavallo di battaglia
di molti allopati benpensanti.
Grande è la sfiducia
con cui molti affrontano l’inizio
di una cura considerata “alternativa”
quindi né seria, né
scientifica ma un po’
stregonesca e a questo hanno
sicuramente contribuito la poca
professionalità di molte
persone non qualificate a prescrivere
queste terapie o l’utilizzo
“fai da te” di rimedi
consigliati dall’amico
di casa che:: “un po’
di Arnica fa sempre bene. .
. “
Nella mia esperienza ho notato
che la gente viene dal medico
omeopatico con un atteggiamento
che può essere di due
tipi:
- o di cauta diffidenza, del
tipo: “ compero solo cibi
biologici perché adesso
è di moda, vesto solo
fibre naturali e quindi voglio
che il mio animale assuma rimedi
omeopatici, però, per
sicurezza, mi prescriva quell’antiinfiammatorio
che gli aveva fatto tanto bene.
. . “
- oppure l’atteggiamento
è miracolistico perché:
“ho girato già
3 o 4 veterinari, il mio animale
ha il Morbo di Cushing, un carcinoma
alla mammella probabilmente
metastatizzato e gran parte
dei parametri ematici fuori
norma (esempio reale), mi hanno
consigliato l’eutanasia
e così ho deciso di provare
con l’omeopatia. . . “
naturalmente solo l’acqua
di Lourdes sortirebbe l’effetto
desiderato, e per i non credenti
neanche quella.
Tra questi due estremi citati
sta comunque una schiera di
persone che chiedono la visita
omeopatica per l’animale
di famiglia se non altro per
curiosità e sono proprio
quelli che restano strabiliati
constatando che in effetti avviene
un cambiamento, spesso una guarigione,
in un paziente che non è
consapevole di quello che sta
assumendo.
Diciamo pure con tranquillità
che sono proprio i veterinari
e i pediatri i medici che più
degli altri possono confermare
l’utilità delle
terapie omeopatiche perché,
entrambi operano su pazienti
inconsapevoli e, sempre per
i primi, spesso per i secondi,
su pazienti che non parlano
nemmeno. Quindi si trovano entrambi
nella difficoltà di analizzare
patologie “raccontate”
da terze persone e soprattutto
di cogliere il - mentale
- di pazienti che non
sanno esprimere le proprie sensazioni.
Non è comunque difficile
convincersi della validità
dei nostri rimedi alla luce
dei buoni risultati che si ottengono
e che a volte meravigliano noi
stessi, non solo per la guarigione
dalla patologia presentata,
ma anche per la rapidità
con cui a volte questa guarigione
si ottiene.
In veterinaria uno degli scogli
da superare nel proporre l’utilizzo
di un tal granulo, piuttosto
che di una medicina allopatica,
è quello di convincere
il proprietario dell’animale
che la risposta può essere
comunque breve. Se il cane di
casa infatti ha la diarrea,
non essendo fruitore del bagno,
per ovvie ragioni, il problema
va risolto nel più breve
tempo possibile e solo chi ha
già sperimentato che
una cura omeopatica adeguata
funziona addirittura più
velocemente di un Bimixin e
soprattutto in modo più
definitivo, trova il coraggio
di seguire il veterinario omeopata.
Ricordo il caso di un Pastore
Tedesco che presentava per l’appunto
una dissenteria che per giorni
non si era attenuata neanche
dopo l’uso di più
di un antibiotico, di fermenti
lattici e di una dieta drastica,
costringendo i proprietari a
sortite notturne plurime nei
giardini sottocasa.
In questo caso ho prescritto
una dose di Veratrum Album 7CH
da ripetersi dopo ogni scarica,
non avendo il tempo né
la possibilità di indagare
un “simile” e i
proprietari, che erano già
stressati e sicuramente raffreddati
per le frequenti uscite notturne,
sono rimasti entusiasti dal
fatto che già dopo la
seconda somministrazione l’animale
non mostrasse l’urgenza
di scendere e che con un’ultima
dose, data per sicurezza, il
problema si fosse risolto del
tutto.
Io sono stata molto soddisfatta
e sempre più convinta
dell’utilità dell’Omeopatia
anche sugli animali e sicuramente
questa famiglia sarà
passata dalla parte di chi comincia
a credere nella bontà
di queste cure.
Per fortuna il numero di queste
persone sta salendo a dispetto
delle continue opere denigratorie
da parte della Medicina Ufficiale.
Servono quindi, a mio parere,
sempre più medici veterinari
ben preparati prima di tutto
nella medicina tradizionale,
che non può e non deve
essere trascurata, e poi nella
medicina omeopatica il cui studio
richiede serietà e applicazione.
Solo così si potrà
vincere la residua diffidenza
della gente che potrà
verificare di persona la validità
di una Medicina -Integrata-
, cioè il fatto che un
buon medico, anche Veterinario,
possa servirsi alternativamente
o in modo complementare di una
medicina allopatica, di un farmaco
omeopatico, di un fitoterapico
o dell’agopuntura avendo
come unico obiettivo il bene
del paziente.
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