Articolo

Categoria News

Ancora Superquark

Ho letto con piacere il lavoro del nostro Collega Dott Albani. Invito gli iscritti a leggerlo, perch� � ricco di spunti interessanti. Sono tanti i problemi ed il tempo e lo spazio a disposizione sono sempre pochi Si deve iniziare il dibattito sulla ricerca in Omeopatia, sul nostro modo di essere medici. Questo pu� essere un buon inizio. Gianfranco Trapani

Intendo, con la presente, portare all�attenzione dei destinatari della medesima quanto trattato in una rubrica del programma " trasmesso nella data dell' 11.07.2000 in prima serata da RAI 1. La rubrica a cui faccio riferimento riguardava la Medicina Omeopatica. Premetto che � mia profonda convinzione che il programma sia di elevatissima qualit� e che non minor qualit� e stima vada attribuita alla meritoria opera del dott. Piero Angela che, in numerosi anni di attivit�, ha consentito di arricchire 1'educazione extrascolastica di molti italiani (compresa la mia), trovando sempre un modo appropriato per sollecitare le attenzioni del pubblico. Ritengo, tuttavia, che le modalit� con cui � stato trattato 1'argomento della Medicina Omeopatica siano da considerarsi del tutto inappropriate, non essendo inverosimile che le stesse siano risultate fuorvianti per tutti i telespettatori che non possiedono una base corretta di conoscenza della materia. Considerati quelli che si ritengono essere i doveri di un servizio di pubblica informazione, il fatto non � di poco conto. Indipendentemente da come il dott. Angela e i suoi collaboratori considerino la Medicina Omeopatica (e, sinceramente, ho pieno rispetto per i loro pensieri) gli argomenti portati a detrazione della stessa non mostravano alcuna correttezza sul piano metodologico. Anche 1'intervista effettuata ad alcuni illustri clinici italiani, ai quali la classe medica del nostro paese e 1'intera comunit� scientifica devono profonda riconoscenza, non ha modificato in alcun modo 1'inappropriata presentazione dell'argomento. E va comunque considerato che qualunque parere formulato, per quanto autorevole e al di l� degli indiscussi meriti individuali, resta un parere personale. Analizziamo, caso per caso, cosa � stato mostrato. 1) Si � portata, in primo luogo, 1'esperienza di una signora che, affetta da colecistite acuta e da litiasi (calcoli) della colecisti, dopo un periodo di cura omeopatica del suo "disturbo" � incorsa in una seria complicanza che, in una situazione di notevole urgenza e pericolo, ha trovato esclusiva risoluzione chirurgica. E' evidente che in questo caso (il pi� giovane studente del primo anno della facolt� di medicina se ne sarebbe accorto) 1'errore � stato in primo luogo di tipo diagnostico e non terapeutico. Il medico che ha seguito la paziente, indipendentemente dalle modalit� terapeutiche con le quali agiva, non aveva probabilmente intuito che il caso era ormai di competenza chirurgica. E' anche da pensare che lo stesso sanitario non abbia fatto minimo uso dei consueti mezzi di indagine strumentale indispensabili a monitorare l'evoluzione di un "quadro" di questo genere. Da medico, dopo diversi anni di attivit� clinica, posso dire di aver osservato questo tipo di complicanza non infrequentemente anche in pazienti trattati a lungo con terapia allopatica (antinfiammatori ed antibiotici) i quali, dopo periodi variabili di cura della loro malattia, si sono visti comunque costretti) ad affrontare interventi chirurgici d'urgenza. Appare chiaro che il caso esaminato, di per se stesso non porti elementi a sfavore o a favore della Medicina Omeopatica ma semplicemente renda ragione di come una corretta diagnosi sia sempre l'atto primo di ogni intervento terapeutico.

2) Nella rubrica, anche attraverso alcune dimostrazioni sulle quali torner� tra breve, si � affermato che il farmaco omeopatico non risulta mai seriamente attivo in senso terapeutico, indipendentemente dalle diluizioni alle quali viene prescritto. Si � detto, per�, che i prodotti omeopatici preparati a piccole diluizioni possono determinare dei clamorosi casi di reazione allergica, mostrando a dimostrazione di ci� delle immagini di un eritema allergico, probabilmente di tipo orticarioide, comparso nell' addome di un paziente. Queste immagini, per altro, con il loro alto valore evocativo non avranno mancato di impressionare i telespettatori. Proviamo ad esaminare il caso delle due affermazioni fatte, attraverso un'unica logica e valutiamone la congruit�:

PRIMA AFFERMAZIONE: i prodotti omeopatici non hanno alcuna attivit�. SECONDA AFFERMAZIONE: i prodotti omeopatici possono generare pericolose reazioni allergiche.

E' evidente l'illogicit� di una di queste due affermazioni. Ammettendo che sia vera la seconda affermazione (e non c'� motivo di ritenere il contrario viste le immagini documentarie mostrate) si deve dare necessariamente per scontato che la prima sia falsa. Per meglio dire, esaminando il caso con la stessa logica se si ammette che un prodotto omeopatico, pur contenente un principio farmacologico estremamente diluito, possa risultare cos� attivo da determinare una reazione eclatante e clamorosa come quelle di tipo allergico non si capisce come lo stesso grado di forza di attivit� non possa essere invocato per determinare una reazione terapeutica favorevole. E tutto ci� pur attraverso un meccanismo ad oggi non chiaro. S� questo va detto francamente: nemmeno chi � fautore dell'omeopatia, a parte le diverse teorie di volta in volta proposte, non sa ancora come funzioni il farmaco omeopatico e in che modo esso interagisca con l'organismo nel percorso terapeutico. Credo, tuttavia, che non sia corretto considerare dirimente questo aspetto del problema (la chiarezza del meccanismo di azione) poich� per molti anni si sono utilizzati diversi farmaci di medicina allopatica senza conoscere appieno le modalit� con cui interagivano con l'organismo. Basti per tutti citare il caso dell'Acido Acetilsalicilico (Aspirina), il cui meccanismo di funzionamento � stato chiarito (ed in parte) solo in un recente passato. Ci� non ha impedito che sia stato utilizzato per millenni nella sua primordiale veste di corteccia di salice e poi, in epoca pi� moderna, nella formulazione di sintesi. Ad oggi, per altro, in medicina allopatica si utilizzano numerosi farmaci (ed io stesso li prescrivo frequentemente sulla base delle indicazioni cliniche) il cui meccanismo di azione non � per nulla chiaro.

Ma nessuno, pur non disponendo di questo aspetto del problema, vuole rinunciare alla loro utile presenza. D'altra parte appare scorretto aver mostrato il presunto fenomeno allergico riferito ad un prodotto omeopatico (non si vuole mettere in dubbio la veridicit� di quanto affermato) senza aver, nel contempo, informato correttamente i telespettatori di quanto siano frequenti e spesso pericolose le reazioni di allergia o avversit� che si riscontrano ordinariamente nell'uso dei farmaci allopatici. Il fenomeno delle reazioni avverse suscitate da farmaci allopatici ha portato importanti enti scientifici come quello che da edizione a MEDICAL LETTER (rivista americana che vanta di non essere sponsorizzata da alcuna industria farmaceutica) a produrre bollettini di aggiornamento periodico destinati alla classe medica dal titolo "ADVERSE DRUG REACTION BULLETTIN" (bollettino delle reazioni avverse da farmaco). D'altra parte � nozione comune di quanto numerosi siano stati i farmaci allopatici ritirati dal mercato in questi ultimi anni per reazioni secondarie pericolose e non infrequentemente letali che non erano minimamente emerse nella fase di ricerca. Io stesso, nella mia personale esperienza di medico, non ho mancato di prescrivere secondo le indicazioni della clinica, diversi di questi farmaci, rimanendo sconcertato quando si � reso necessario il ritiro dal commercio. Volendo essere obiettivi bisogna ammettere che, ad oggi, non risulta che alcun farmaco omeopatico, d'imperio, abbia meritato di subire la stessa sorte o sia stato sicuramente considerato come il responsabile di reazioni avverse caratterizzate da alto grado di pericolosit�. Quando, anni fa, conducevo il servizio di guardia medica mi capitava praticamente ogni giorno di incontrarmi con casi di reazioni allergiche o avverse a farmaci allopatici. Ricordo ancora come fosse ieri il caso di una bambina in cui un farmaco antibiotico aveva indotto una reazione esfoliativa cutanea praticamente facendole cadere la pelle a brandelli. Se qualcuno oggi, incoscientemente, avesse mostrato in televisione le immagini di quella bambina praticamente avrebbe ottenuto, in poche ore, 1'effetto di dissuadere la gran parte della popolazione italiana ad usare dei farmaci estremamente importanti come gli antibiotici. Dopo questo esempio, si concorder� con me che il metodo utilizzato nella trasmissione di SUPERQUARK (che vanta giustamente seriet� e scientificit� d'impostazione) non appare la via pi� corretta per affrontare serenamente il discorso della farmacoterapia, allopatica o omeopatica che sia. 3) Si � affermato che i rari effetti terapeutici riferibili all'azione di un preparato omeopatico siano essenzialmente dovuti al noto "effetto placebo". Si � anche affermato che le persone che utilizzano 1'omeopatia in Italia sono circa sei milioni. Per altro, altre statistiche informano che il livello di cultura di queste persone risulta, in genere, medio-alto, essendo la preferenza data all'omeopatia non la conseguenza di un meccanismo casuale ma il frutto di una scelta cosciente e ben ponderata. Appare inverosimile credere che un numero cos� alto di persone trovi giovamento costante nell'uso dell'omeopatia e continui ad utilizzarla anche dopo il primo approccio che, per quanto riferito dalla trasmissione, non dovrebbe condurre ad alcun risultato terapeutico. E' chiaro che anche nella Medicina Omeopatica va considerata la presenza del gi� detto effetto placebo che, per altro, � sempre calcolato anche negli studi clinici che testano 1'attivit� dei farmaci allopatici. Tuttavia appare anche inverosimile ritenere che sei milioni di persone in Italia (e molte di pi� in altri paesi europei pur scientificamente e culturalmente evoluti) continuino a far uso dei prodotti omeopatici solo per il pur presente ma certamente esiguo effetto placebo a meno che non si voglia affermare che tutte queste persone siano state colte contemporaneamente da una sorta di "follia collettiva". 4) Volendo dimostrare la totale inefficacia dei preparati omeopatici si � mostrato un esperimento di laboratorio nel quale un farmaco antibiotico, secondo le modalit� proprie della preparazione magistrale omeopatica, veniva diluito con continuit�, generando soluzioni caratterizzate da diverso grado di concentrazione del farmaco originario. Versando ognuna delle preparazioni su una piastra contenente colonie batteriche sensibili all'antibiotico utilizzato, si � mostrato come le diluizioni estreme di questo principio attivo non consentissero 1'estinzione delle colonie, fenomeno che invece avviene con il farmaco a normale dosaggio. L'aver proposto ed eseguito una siffatta esperienza mostra di per se quanto sia stato scarso 1'approfondimento condotto sui testi di medicina omeopatica per 1'evidente fretta di voler condurre un esperimento di confutazione rapido, dimostrativo ed ultimativo. Il metodo eseguito, poi, � assolutamente improprio e nulla ha a che vedere con 1'azione dei preparati omeopatici. Ne illustrer� brevemente le ragioni. A) In Omeopatia non risulta che si usino farmaci antibiotici diluiti. B) Secondo 1'Omeopatia si usano, nella. cura dell'organismo vivente, piccole dosi di un principio che, quando somministrato a dosi tossiche o elevate produce un quadro di malattia simile a quella che si vuole curare. Leggendo i trattati di terapia omeopatica, per esempio, si evince che si devono somministrare piccole dosi (non tossiche) di ATROPA BELLADONNA nelle cefalee pulsanti poich� le bacche della stessa pianta, quando assunte (anche accidentalmente) a dosi tossiche producono un quadro di intossicazione in cui, tra gli altri sintomi, � presente una cefalea pulsante. Pertanto il principio suggerito � questo: dosi tossiche generano quel tipo di cefalea, piccole dosi la curano. Se noi volessimo trasferire questo concetto, nel modo corretto in cui � enunciato, all'esperimento del dott. Angela dovremmo concluderne che se il principio antibiotico, a dosaggio elevato, estingue la colonia di batteri, a piccole dosi dovrebbe favorirne la crescita! Si pu� anche non credere al principio base dell'omeopatia ma questo esempio, indipendentemente da come la si pensi, mostra chiaramente come fosse scorretta 1'impostazione dell'esperimento effettuato e come lo stesso nascesse da basi di scarso approfondimento della materia. Ognuno di noi ha il diritto di confutare ci� a cui non crede ma non si pu� prescindere dalla conoscenza approfondita di quello che si rifiuta e dalla correttezza del metodo utilizzato. C) Nella trasmissione del dott. Angela, facendo riferimento agli scritti di Hahnemann, si dice che la Teoria Omeopatica interpreta la guarigione come il frutto dell'attivit� di una vis sanatrix (forza naturale risanatrice) sollecitata nell'organismo vivente dal principio attivo omeopatico. Per la verit� leggendo con attenzione gli scritti di Hahnemann non � presente solo questa affermazione ma se ne illustrano anche altre. Appare chiaro, comunque, che una piastra di coltura in vetro (come quella presentata nell'esperimento) non possa rispondere a questo criterio, essendo per definizione impossibile evocare in vitro la supposta vis sanatrix (che esista o meno) poich� essa, per sua natura, non pu� che appartenere all'organismo vivente. Capisco che invocare nell'anno 2000 una forza risanatrice interna possa apparire anacronistico e forse un po� ridicolo ma io credo che il dott. Angela sia a conoscenza che anche numerosi farmaci allopatici non possono essere testati in piastra poich� essi, somministrati come preparazioni inattive, divengono farmacologicamente attivi solo dopo una trasformazione operata nell'organismo vivente da alcuni organi cui sono deputate le funzioni metaboliche (in primo luogo il fegato). Proprio per questo ai farmacologi � noto che 1'esperienza di laboratorio non � appropriata per valutare gli effetti di numerosi farmaci allopatici che implichino il cosiddetto meccanismo di primo passaggio. E' anche tristemente noto, altres�, come numerosi farmaci allopatici che in laboratorio mostravano ottima risposta terapeutica e scarsi effetti collaterali, dopo 1'effetto di primo passaggio si siano trasformati in pericolosi veleni per 1'organismo vivente. 5) E' necessario, infine, valutare un altro aspetto che ha caratterizzato la trasmissione e che credo, non sia sfuggito a molti telespettatori. Analizzando il programma emergono due possibili valori interpretativi per la rubrica che ha riguardato la Medicina Omeopatica: A) pu� essere considerata una sorta di inchiesta scientifica sulla materia il cui scopo fosse quello di avallare o confutare 1'efficacia del metodo terapeutico omeopatico. In questo caso, anche considerando tutti gli aspetti delle carenze metodologiche gi� illustrati, � apparso inopportuna la totale assenza di medici o di pazienti che potessero portare argomenti a favore della Medicina Omeopatica. Come dimostrato negli altri punti, sarebbe bastato il parere di un medico neppure troppo esperto nella materia (e il sottoscritto che non ritiene di avere cognizioni particolari vuole annoverarsi tra di essi) per confutare facilmente buona parte degli argomenti trattati. Se al reo confesso o al reo colto in flagranza di reato � garantita per diritto la difesa non si capisce perch� la Medicina Omeopatica nella rubrica di SUPERQUARK sia stata immeritevole di questo fondamentale diritto. Ci� sia per un criterio sancito di par-condicio che, pi� semplicemente, per una correttezza metodologica che non dovrebbe mai mancare in un atto divulgativo, specie se proposto attraverso un mezzo potente come la televisione. B) Possiamo considerare la trasmissione come l'espressione di un pensiero personale, quello del dott. Angela e dei suoi collaboratori, evidentemente contrari (con loro pieno diritto) alla materia. In funzione di questa loro rispettabilissima convinzione la trasmissione ha raccolto e selezionato i pareri di chi poteva rendere pi� convincente questa contrariet� non mancando di intervistare personaggi molto autorevoli in diversi ambiti della medicina. E' evidente che se fosse questa ipotesi pi� verosimile, il luogo ed il modo per esprimere un parere personale apparirebbe decisamente quello sbagliato. Si � commesso, in altri termini, 1'errore di sfruttare il peso di un ruolo e di un carisma, pur acquisiti con merito, nonch� il potere conferito dal mezzo televisivo, per esporre un parere personale sia pur legittimo ed avvalorarlo in un modo e in un luogo impropri. Quando io indosso il mio camice nel mio piccolo ambulatorio di provincia sono perfettamente conscio che questa "divisa" mi conferisce, per cento motivi da me indipendenti, una credibilit� un'autorevolezza ed un carisma superiori a quelli riservati ad altri ruoli. Se io approfittassi dell'involontaria condizione di subordine psicologico in cui si trovano alcuni pazienti per esporre mie idee personali su argomenti diversi da quelli deontologicamente corretti per la situazione (per esempio se parlassi di politica con lo scopo di carpire consensi) commetterei un grave errore deontologico, metodologico e umano, venendo meno al rispetto di chi cerca la mia opera per un conforto di tipo ben diverso e, in fondo, a me stesso e a quello che credo. Termino la presente con due brevi considerazioni. La mia esperienza � quella del medico cresciuto nell'alveo della Medicina Allopatica alla quale ha creduto e crede tutt ' ora fermamente. In un momento della mia vita, per un problema personale di salute ho incontrato del tutto casualmente la Medicina Omeopatica ricevendo sul piano clinico, a me uomo e medico scettico tra gli scettici, un aiuto inaspettato o che mi ha consentito di sospendere alcuni farmaci allopatici non privi di rischio che assumevo da anni e dei quali cominciavo a percepire tutto il peso (effetti collaterali). Senza genuflettermi ad alcun credo religioso o ad alcuna filosofia "nuova e illuminante" ho semplicemente preso atto dei risultati. Ci� mi ha portato a ritenere, in piena coscienza, che fosse mio dovere apprendere alcune nozioni di questo particolare sistema terapeutico al fine di poterlo usare, ove fosse indicato, per problemi di salute della mia persona, dei miei famigliari e di tutti quei pazienti che me lo avrebbero chiesto spontaneamente. Ad oggi, conducendo esperienze cliniche in diversi ambiti (recupero della tossicodipendenza, medicina legale, assistenza sanitaria a pazienti privati), godo dello sguardo privilegiato di chi, avendo con serenit� valutato la portata dei due mezzi terapeutici (allopatico ed omeopatico) pu� decidere, di volta in volta e caso per caso, quale sia il migliore in ogni situazione che mi viene proposta. Non reciterei mai 1'abiura dell'allopatia neppure sotto tortura e non potrei fare a meno dell'efficacia di molti farmaci allopatici moderni ma non vorrei rinunciare nemmeno ai molti preparati omeopatici che mi consentono di curare 1'acne delle adolescenti senza bombardarle di ormoni o i dolori mestruali senza riempire i pazienti di antinfiammatori o un'allergia da polline senza prescrivere quintali di cortisonici ed antistaminici. E quel che pi� � bello � che agli occhi di un uomo come me, pur scettico e smaliziato, questi farmaci danno costantemente i loro risultati. Concordo con il dott. Angela sul fatto che sia giunto il momento di aprire, anche in Italia, un dibattito serio sulla Medicina Omeopatica. Sar� interessante notare che in altri paesi europei, pur scientificamente pi� avanzati del nostro ci� � gi� avvenuto molti anni fa ed � culminato, nella maggior parte dei casi, con forme di integrazione (pur diversificate) della Medicina Omeopatica nell'ambito dei diversi Sistemi Sanitari Nazionali. Certo il dibattito dovr� essere impostato su basi serie, deontologiche e metodologiche, con 1'apertura mentale di chi � disponibile a prendere atto dei risultati, pur se essi non si conformano alle proprie aspettative. Capisco che questo nostro paese ed in particolare la comunit� scientifica risente ancora negativamente degli effetti devastanti della "sindrome di DI BELLA". Sia chiaro che 1'Omeopatia non ha nulla a che vedere con tutto ci� e sarebbe un errore farsi condizionare da quegli eventi al di fuori degli ambulatori degli omeopati non si osservano file di malati terminali. Se il dibattito avverr� esso si dovr� svolgere con serenit� e civilt� estreme senza dover ad ogni costo ricorrere a quegli incontri da "bar dello sport" cui il nostro paese sembra fin troppo predisposto e cui un certo tipo di giornalismo sembrano non poter fare a meno. Chi � favore dell'Omeopatia dovr� portare avanti le proprie ragioni senza essere intimorito dal profumo di "carne bruciata" che ogni tanto viene sventolato sotto il naso ai pi� esposti e chi non la condivide dovr� portare le sue serene ragioni senza sentirsi rafforzato dall'esperienza del caso Di Bella poich� siamo in ben altro campo. Sia, me lo auguro, un dibattito responsabile.

Dott. GIORGIO ALBANI - Via Postierla 12 G - 05018 ORVIETO (TR)


Visualizza altri articoli di questa categoria.



Ideazione e gestione tecnica: