OMEOPATIA : EQUIVOCI NEUROLINGUISTICI E DIAGNOSI MEDICA*specialista in ORL, specialista in foniatria **logopedista |
Scopo di questo studio è
una revisione neurolinguistica dei termini ottocenteschi dell’ Omeopatia
odierna, a nostro avviso causa di numerosi equivoci con conseguenze rilevanti
da un punto di vista scientifico, pratico e generale.
Questo anche in considerazione della recente delibera della FNOMCeO (8). Si suole affermare : “l’Omeopatia è un metodo diagnostico basato sulla legge dei simili che afferma che è possibile curare un malato utilizzando sostanze che , in una persona sana, riproducono i sintomi rilevanti e caratteristici dello stato patologico”(1)(Galletti). E’ un’affermazione che e’ stata effettuata da S. Hahnemann 2 secoli fa, con il significato che questo termine aveva nella lingua e nell’ANTICA SEMEIOLOGIA MEDICA, di quel tempo: SINTOMO -> Tutto ciò che il medico rileva dal paziente durante la visita medica In quell’epoca una relativa carenza di semeiologia medica scritta, la rivoluzione scientifica e terminologica wircoviana operata proprio alla fine della vita di Hahnemann non consentono analisi più precise ed approfondite su questo punto. Tuttavia la neurolinguistica c’insegna che la lingua ed i suoi contenuti si evolvono nel tempo, ed uno stesso termine può cambiare il proprio significato (3); a quel tempo per sintomi s’intendeva tutto ciò che si può rilevare dal paziente (2), ossia i sintomi e segni dell’ATTUALE SEMEIOTICA MEDICA (4): SINTOMO -> ogni sensazione “SOGGETTIVA” avvertita dal paziente SEGNO -> ogni alterazione “obiettiva” manifestata dal paziente Mentre il SINTOMO è espresso dal paziente, il SEGNO è rilevato dal medico ed implica la necessità della visita medica. Possiamo già rilevare un passaggio dalla lingua ottocentesca a quella attuale attraverso KENT ed il suo repertorio che distingue: SINTOMI SOGGETTIVI: li esprime il paziente SINTOMI OGGETTIVI: li rileva il medico Dal repertorio di Kent emerge che i sintomi oggettivi
comprendono il rilievo dei SEGNI FUNZIONALI E LESIONALI, per i quali
esistono capitoli specifici in ogni repertorio (5).
Broussalian ci ricorda che la diagnosi omeopatica conduce alla determinazione del farmaco omeopatico da prescrivere sul singolo paziente attraverso un percorso che comprende la diagnosi medica tradizionale. Questo punto è peraltro già sottolineato da questo Autore (6) che conferma in modo inequivocabile la necessità della diagnosi medica classica, definendola una parte integrante e necessaria ai fini della prescrizione omeopatica. Una similitudine limitata ai soli sintomi, come intesa ai nostri giorni, e’ pertanto contraria alla disciplina omeopatica classica, al pensiero di Hahnemann , Kent e dei suoi allievi, alla pratica medica omeopatica odierna ed ingenera molti disguidi. L’idea che l’omeopatia curi solo in modo sintomatico, e non eziologico o la possibilità di una prescrizione Omeopatica basata solo sui sintomi soggettivi, esclude sia Hahnemann ed allievi, sia i medici omeopati attuali, i quali cercano una similitudine che include i segni che rilevano nella visita medica L’omeopatia di Hanemann e allievi assegna infatti importanza al rilievo dei segni, intesi nel linguaggio odierno. Riassumendo, in un epoca di cambiamenti terminologici, Hahnemann enunciò la similitudine in un linguaggio ottocentesco che, tradotto in termini odierni, comprende i sintomi e i segni della attuale semeiologia medica, affermando un metodo che includeva la diagnosi medica attuale. In pieno accordo con importanti passi del sapere medico, la diagnosi e terapia vengono personalizzate, curando in modo differenziato ogni singolo paziente. Giova qui ricordare che Broussalian, suo allievo, già denunciava in modo aperto l’equivoco linguistico generatosi nel tempo, e l’impiego di una pseudo- omeopatia da parte di ciarlatani non medici e come tali incapaci di sviluppare una disciplina medica come l’Omeopatia. Broussalian, dopo aver tradotto il Repertorio di Kent, enunciò una similitudine aggiornata al suo tempo: Purtroppo alcune correnti omeopatiche attuali affermano nel linguaggio odierno la similitudine limitata ai sintomi, contro il pensiero e gli scritti di Hahnemann, verosimile conseguenza di un errore neurolinguistico. L’errore è evidente; se ci basiamo solo
sui sintomi soggettivi, prescriviamo sempre il farmaco omeopatico che produce
i sintomi più simili, trascurando i segni obiettivi; così
ci dovremmo attendere una risoluzione farmacologica, ad esempio, anche
con un paziente che ci consulta per un’ipoacusia legata ad un tappo
di cerume.
Situazione analoga abbiamo di fronte ad un soggetto
che ci consulta per una impossibilità a flettere il braccio sull’avambraccio;
di norma, prima di valutare i sintomi il medico omeopata chiede una ecografia
che escluda il distacco del tendine del bicipite, ove occorre la ricostruzione
chirurgica, ecc. Gli esempi sono molti ma è evidente che la larga
maggioranza dei medici omeopati parte dalla diagnosi medica tradizionale.
Prendiamo atto che una minoranza numericamente e scientificamente non rilevante
non segue questo procedimento squisitamente medico.
Non è possibile prevedere le decisioni legislative, ma su un piano scientifico e pratico è evidente che: in modo corretto da quelle figure che ne sono sprovviste, 2) se ciò avvenisse sarebbe contro la disciplina Omeopatica fondata da Hahnemann e i suoi allievi. Questi ultimi iniziavano una accurata visita medica, con ispezione e palpazione, rilevando sintomi e segni locali, seguita dall’articolato interrogatorio omeopatico. L’evoluzione del linguaggio nel tempo non esclude
la necessità di aggiornamento linguistico per i termini riportati
dalle materie mediche e dai repertori non recenti.
Se ne deduce che :
Ovviamente gli attuali repertori mantengono
una utilità come strumento di supporto rispetto al metodo intuitivo
e/o costituzionale.
A mio avviso questo dato avvalora ancora di più le tesi del prof. Valter Masci sulla necessità delle Il tempo ha prodotto diverse variazioni, a nostro avviso soprattutto in relazione ai termini descritti nei capitoli dello psichismo, ove, ad esempio, anche una piccola variazione nel significato di una sensazione può stravolgere la determinazione del farmaco omeopatico. Attualmente, con la delibera FNOMCeO sulle MNC , mi sembra necessario che tanto nella lezione clinica che nella terminologia istituzionale (legge Galletti, ecc.) venga enunciata una similitudine di sintomi e segni, funzionali e lesionali, o di “manifestazioni cliniche”, in luogo di quella attuale che, limitata ai soli sintomi, non è rappresentativa neppure della realtà clinica omeopatica corrente. Una tradizione legata ai sintomi senza segni crea spesso conflitti tra la situazione fisiopatologica dei nostri pazienti, ed il loro quadro meramente sintomatico, come accade nei cosidetti “aggravamenti”, la cui discussione esula dagli scopi della presente trattazione. Masci, già consulente al Ministero della Sanità, ha più volte ribadito la assoluta necessità che l’Omeopatia odierna aggiorni il suo linguaggio ottocentesco a quello corrente (7) ; sul suo trattato leggiamo testualmente: “questa terminologia, idonea per le povere conoscenze mediche di 200 anni fa, è attualmente più indicata ad un guaritore di campagna che per un medico”. Bibliografia:
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