Le fistole anali
Aldo Ercoli
Le fistole anali hanno un incidenza pari agli ascessi ano-rettali. Ben il 40% degli accessi dà origine ad una fistola anale. Per definizione la fistola anale è una comunicazione della cavità di un ascesso con un apertura identificabile all’interno del canale anale. Questa apertura è più frequentemente localizzata al livello della linea dentata, proprio dove le ghiandole anali si aprono nel retto. La maggioranza delle fistole (bene il 90%) è di origine criptoghiandolare. Solo nel 10% dei casi la lesione è associata a TBC, tumori maligni, o esiti di radiazioni. Questi tipi di fistole vengono classificati sulla base delle loro relazioni con i muscoli dello sfintere anale. Le più frequenti (70% sono intrasfinteriche), poi vengono quelle transfinteriche (23% dei casi), le sovrasfinteriche (5% dei casi) ed infine le extrasfinteriche (2% dei casi). Come diagnosticare un ascesso ano-rettale da una fistola anale? I segni caratteristici di un ascesso sono il dolore nella regione perianale e la febbre. Inoltre i pazienti possono presentare difficoltà nell’evacuazione e talora anche sangue nelle feci. Il paziente con fistola anale si lamenta invece di perdite costanti dalla regione peri-anale. Specie dopo la defecazione queste perdite sono più consistenti. Del resto l’igiene della regione peri-anale è
molto difficile da mantenere. Il chirurgo, dopo aver anestetizzato la zona, è in grado di osservare la fistola. E’ necessaria un anoscopia al fine di rintracciare l’apertura interna. Più sofisticata e costosa
è la RM (Risonanza Magnetica) con spirale endoanale che in circa l’80% dei casi è in grado d’identificare il tragitto fistoloso. La terapia è nelle mani dei chirurghi. Si deve prima drenare la fistola per attenuare la flogosi; poi si deve accertare la relazione esatta del tragitto fistoloso con lo sfintere anale. Quello che è importante è non compromettere la continenza anale. I pazienti devono essere trattati con sostanze lassative, medicazioni per calmare il dolore non a base di narcotici, semicupi. Dopo una fistulotomia, lil rischio di recidive è circa del 10%. Se invece il chirurgo è costretto ad abbassare un lembo di mucosa anorettale il rischio sale al 25%. Tutto ciò è strettamente correlato al fallimento dell’escissione e alla chiusura dell’apertura interna della fistola. Ciò è valido in linea generale. Ci sono chirurghi molto esperti che sono in grado di operare qualsiasi fistola
senza dare né recidive né tantomeno complicanze.

Cosa può fare l’omeopatia? La fistola ano-rettale è una lesione che può trovare beneficio dal trattamento omeopatico.

Con pochi rimedi, va ben scelti, si è in grado di drenare la fistola e, successivamente, di portare alla sua definitiva chiusura. Non sempre ci si riesce perché occorre seguire attentamente sia la sintomatologia del paziente che l’evoluzione della patologia. Nel caso di una fistola sostenuta da una continua suppurazione mucopurulenta (ascesso) occorre utilizzare i rimedi che omeopaticamente siano in grado di essere i più similare possibili (Silicea, Epar sulfur). Se i dolori sono pungenti tipo aghi o chiodi infissi nella pelle, nonché brucianti è bene non dimenticare Berberis e Nitricum acidum. Quest’ultimo è da preferirsi quando vi è tendenza al sanguinamento.
Se i dolori sono invece “erratici”, cambiano cioè continuamente di sede nell’ano, è meglio utilizzare Berberis. Nelle fistole con bordi ulcerati, irregolari e sanguinanti è sempre Nitricum acidum ad avere la precedenza . Viceversa nelle fistole con eruzioni umide che lasciano uscire un liquido giallastro, mieloso, con dolori pungenti durante la defecazione è necessario ricorrere a Graphytes . Nelle forme recidivanti con fistole che secernano pus giallastro e compatto Calcarea sulfurica è di valido aiuto se associata a Silicea. Solo nelle forme “cancerine”, con stato di emaciazione, è utile Hydrastis

Rimedi in particolare:

Silicea: suppurazione mucopurulenta, spessa e giallastra con sensazione di puntura come di un ago sulla cute. Tendenza alla suppurazione ,in soggetto nervoso e spossato, con sudorazione fetida ai piedi. Ogni ferita suppura; vecchie ulcerazioni con fistole che persistono nel tempo, dai bordi rilevati e spongiosi, con dolori brucianti e lancinanti. Posologia 5CH-7CH, tre granuli tre volte al giorno per due settimane.

Hepar Sulfur: in ogni lesione che tende alla suppurazione con ipersensibilità al dolore, di tipo pungente, (come un ago o un chiodo sulla carne). Ogni piccola piaga suppura. Le secrezioni sono abbondanti, mucopurulente, fetide, talora di odore di formaggio ammuffito. Stessa podologia di Silicea con il quale conviene associarlo (dolori pungenti, tendenza alla suppurazione).

Berberis: dolori “erratici” che possono poi seguire una precisa irradiazione. Dolori brucianti, pungenti, che cambiano continuamente posizione. Sensazione di bruciore e prurito con “trattamento” della regione anale. Posologia 4CH – 5CH, tre granuli tre volte al giorno per due settimane.

Nitric acidum: sensazione di scheggia infissa nella pelle (Silicea, Hepar, Argentum, Thuya). Ulcerazioni dai bordi irregolari con fondo che sanguina; molto dolorose e mucosità abbondante. Dolori durante l’evacuazione che perdurano anche molto tempo dopo, perfino se le feci sono molli. Dolori come spine nell’ano. Con contrazione spasmodica di quest’ultimo (Silicea) . Piaga, fistola, talora che perdura da tanto tempo, che sanguina facilmente al minimo contatto … con dolori acuti e pungenti. Stessa posologia di Silicea e Hepar sulfur.

Graphytes: eruzioni umide, eczema con croste che lasciano uscire un liquido spesso, mieloso; ghiandole inguinali aumentate di volume. Stpsi con feci di grandi dimensioni. Dolori pungenti nell’ano con prurito notturno. Emorroidi sanguinanti. Pelle malsana; ogni piccola piaga suppura (Hepar, Silicea). Eczema con secrezione mielosa. Posologia dalla 5CH alla 9CH granuli, più volte al giorno per almeno due settimane.

Calcarea sulfurica: secrezione mucopurulenta dall’ano dovuta a fistola o ascesso perianale che non tende a guarigione. Le secrezioni sono spesse, giallastre e grumose. Il rimedio può essere utilizzato sia in acuto che soprattutto nelle forme recidivanti croniche, meglio se associato a Silicea. Posologia

4CH -5CH, tre volte al giorno per almeno due settimane.

Hydrastis: secrezioni spesse, giallastre, vischiose e filanti che provengono da un ulcerazione. Aggravamento notturno con il caldo, con il tatto della parte. Stato di emaciazione. Vecchie ulcerazioni che secernano e bruciano. Posologia 3CH – 4CH -5CH, tre granuli più volte al giorno per almeno due settimane.

N.B.
Nella tipologia sensibile è bene utilizzare il rimedio ad una diluizione più elevata (30 CH, 200 CH etc.) alfine di evitare ogni recidiva. Ciò vale soprattutto per Silicea, Nitric acidum, Graphytes e Calcarea sulfurica.

BIBLIOGRAFIA

1) Harrison “Principi di medicina interna” – McGrand Hill – New York – 2005;
2) Vannier L., Poirier J. “Précis de matière medicale homeopatiqne” – Doin Paris – 1979;
3) “Manuale pratico di omeopatia” – Giunti Editore – Firenze – 2001;
4) Ercoli A. “Clinica medica omeopatica” – Tecniche Nuove - Milano – 2007;
5) Pommier L. “Dizionario omeopatico d’urgenza” – Ipsa - Parigi – 2006.