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notizie :: MICROIMMUNOTERAPIA
dr. Fulvio Limido
Da anni ormai si studia l’azione
delle sostanze formate per reazione
immunologica sul corpo umano (immunoglobuline,
interleuchine, interferoni, tumor
necrosis factor). la maggior parte
di queste molecole,pero', e’
tanto attiva in somministrazione ponderale
da poter provocare gravi reazioni
tossiche-collaterali. e’ questo
il motivo per cui l’uso di queste
molecole non e’ ancora largamente
diffuso in medicina allopatica o si
e’ sempre molto prudenti nell’
usarli.
l’omeopatia attualmente usa
alcune delle piu’ recenti tecniche
immunomodulanti. infatti, alcune sostanze,
gli immunomodulatori, diluiti in dosi
infinitesime, sono in grado di influenzare
il sistema immunitario.
il sistema immunitario e’ composto
essenzialmente da:
- organi che forniscono cellule (timo
e midollo osseo..)
- organi dove si trovano cellule (linfoghiandole,
milza,..)
- vari tipi di cellule che hanno la
capacita’ di circolare (macrofagi,
linfociti..)
- sostanze diluite che servono sia
alla comunicazione tra cellule, che
all’eliminazione di sostanze
pericolose (interferone, interleuchine..).
alcune cellule, in particolare i linfociti,
possono riconoscere alcune strutture
molecolari denominate antigeni. questa
identificazione provoca una reazione
a catena tra le diverse cellule immunitarie
specializzate, che producono anticorpi
e/o cellule citotossiche, che sono
in grado di distruggere l’antigene
interessato.
l’immunoterapia classica che
prescrive citochine in quantita’
ponderali, sfortunatamente provoca
numerosi effetti secondari. inoltre
sono preparazioni difficili da usare,
date le numerose interazioni con altre
funzioni immunitarie nell’organismo,
come i monociti, i linfociti t4, i
linfociti citotossici t8, i linfociti
b.per fortuna pero’ esiste una
variante di questa immunoterapia aggressiva:
l’immunoterapia a dosi infinitesimali.
questa terapia e’ stata messa
a punto gia’ negli anni 60 da
un medico omeopata belga, il dottor
m. jenaer cui si aggiunse una trentina
di anni dopo il dott. b. marichal.
Essi somministrarono delle diluizioni
omeopatiche di varie sostanze bioterapeutiche
ai loro pazienti sofferenti di disturbi
immunologici. queste ricerche e sperimentazioni
presero il nome di “progetto
immunojem” creando una serie
di formule per il trattamento di una
ventina di affezioni immunologiche.
All’inizio si trattava di dna
ed rna diluiti e dinamizzati, il cui
uso era effettuato solo dal dr. jaener,
piu’ tardi furono completati
da citochine e da altri prodotti bioterapici
anche dal dr. marichal. nel corso
dei loro studi e delle loro applicazioni
notarono un parallelismo a livello
immunitario tra pazienti cancerosi
e coloro che soffrivano di malattie
virali: in entrambi i casi c’era
immunodeficienza.
Oggi come oggi, seguendo quel principio,
numerose case omeopatiche e fitoterapiche
eseguono delle preparazioni in cui
sono presenti citochine, fattori di
crescita, dna, rna, sna tutti in dosi
omeopatiche, per cui dosi infinitesimali
e soggette a dinamizzazione, che vengono
somministrate a piccole dosi, per
via perlinguale, dato che le mucose
orali sono permeabili a numerose sostanze.
non si tratta di voler coreggere un
genoma perturbato, ma piu’ modestamente,
di intervenire sulla reazione immunitaria
che l’organismo attua sul prodotto
anormale di questa perturbazione.
si tratta, per lo piu’, di una
proteina anomala risultante da una
mutazione, sia essa virale o cancerogena
o autoimmune, che non viene piu’
riconosciuta come facente parte del
se’, e si fa cosi’ aggredire
dalle cellule immuno-competenti.
e’ a questo livello, che si
effettuera’ l’intervento
di immunoterapia, in conseguenza di
una sintomatologia indotta e propria
della proteina anomala.
Abbiamo quindi detto che questa terapia
si basa sul principio delle dosi infinitesimali,
dell’assorbimento sub linguale,
delle succussioni. tutti principi
omeopatici, cui si aggiungono i concetti
di similitudine e di individuazione
personalizzata del paziente.
la similitudine, in questo caso non
e’ paragonabile all’equivalente
omeopatico di hahnemann che si fonda
sugli elementi della patogenesi, ma
si riferisce ad una similitudine biologica.
Facciamo tre esempi di similitudine
biologica:
la ciclosporina sara’ prescritta
in ragione del principio di similitudine
seguente: in dosi tossiche o ponderali
distrugge i cd4 che sono l’obiettivo
privilegiato dell’hiv, in dosi
infinitesimali e dinamizzate protegge
gli stessi dall’azione dell’hiv.
l’interferone a dosi ponderali
sviluppa febbre, mialgia, alopecia
tutti sintomi che si ritrovano nel
led (lupus eritematoso disseminato)
e come nel led anche una caduta dell’attivita’
dei nk.
in dosi infinitesime e dinamizzate
aumenta l’attivita’ dei
nk e l’attivita’ tumoricida
dei macrofagi.
in cellule tumorali di animali o umane
si ritrovano dei dna “rilassati”
corrispondente ad una destabilizzazione
dei doppi legami di idrogeno, che
uniscono i due terzi del dna e che
risultano dalla loro apertura durante
un periodo anormalmente prolungato.
cio’ che distingue i dna di
cellule sane da quello di cellule
cancerose e’ la frequenza della
sua riproduzione nel corso della quale
l’rna polimeraso apre la catena
della scala di dna per leggerne il
programma genetico in vista della
sintesi dell’rnam.
questa apertura frequente e prolungata
del dna permette a delle sostanze
tossiche provenienti sia dall’esterno
che dall’interno di venire a
fissarsi e a destabilizzare ancor
di piu’ nel dna, senza cambiamento
di struttura primaria. le sostanze
provenienti dall’interno possono
essere ormoni, peptidi e acidi nucleici.
se dunque acidi nucleici in quantita’
ponderale possono destabilizzare il
dna, gli stessi in dosi infinitesime
e dinamizzate possono restabilizzarlo.
Per il concetto di individualizzazione
del paziente e cioe’ terapia
estremamente personalizzata, ci si
limita anche in questo caso al livello
biologico, senza che cio’ debba
implicare un senso peggiorativo.
la base di questa individualizzazionesi
fonda sul sistema hla di cui si sa
che e’ talmente diversificato
che e’ praticamente impossibile
trovare sul pianete il suo sosia immunitario.
il sistema hla, sigla di human leucocyte
antigens (antigeni umani leucocitari),
detto anche sistema d’istocompatibilità,
è composto da molecole che
si trovano sulla superficie cellulare
e che si comportano come antigeni:
venute a contatto con il sistema immunitario
di un individuo diverso, sono riconosciute
come estranee e suscitano una risposta
immune. i geni che contengono le informazioni
necessarie alla sintesi dei prodotti
hla sono localizzati, in ogni individuo,
sul braccio corto del cromosoma 6
e sono stati suddivisi in due classi
principali: la i che contiene 3 loci
(a, b, c) e la ii o hla-d (che comprende
i geni dp, dq, dr). la distribuzione
ubiquitaria degli antigeni di classe
i ne fa presumere l'importanza quali
markers di riconoscimento tra ciò
che l'organismo riconosce come appartenente
a esso (self) e ciò che è
estraneo (non-self) e come mezzo per
individuare modificazioni cellulari
indotte da infezioni virali, attivando
all'occorrenza i linfociti t citotossici.
le proteine di classe ii hanno distribuzione
più limitata: in particolare,
esse si ritrovano sui macrofagi, sui
linfociti b e t helper, sui monociti
e sulle cellule epiteliali e partecipano
al riconoscimento del non-self attivando
i linfociti t helper e il processo
di cooperazione tra linfociti b e
t. come appare evidente, il sistema
hla è alla base del rigetto
dei trapianti: se il tessuto trapiantato
in un soggetto non è hla-compatibile
(ossia le cellule che lo compongono
non hanno gli stessi antigeni hla
del ricevente), il trapianto è
riconosciuto come estraneo e rigettato.
per questo motivo, prima di eseguire
un trapianto, è necessario
accertare che donatore e ricevente
siano hla-compatibili, mediante un
procedimento detto tipizzazione tissutale.
oltre che nel campo del trapianto
di organi e tessuti, le molecole del
sistema hla rivestono un’importanza
fondamentale nei meccanismi di riconoscimento
immunologico di tutte le sostanze
estranee che vengono in contatto con
l’organismo.
quasi tutte le nostre cellule nucleate
sono portatrici di molecole di classe
i a livello delle loro membrane:
e’ la loro carta di identita’
genetica. unica eccezione al 50% e’
il trofoblasto perche’ la donna
incinta deve tollerare il bambino
che per il 50% le e’ estraneo.
Per tutti questi motivi si parlera’
di: microimmunoterapia omeopatica.
il ruolo del sistema immunitario e’
infatti quello di distinguere le singole
entità presenti all’interno
dell’organismo in:
“self “ & “
non self “
cioe’ appartenenti o meno al
nostro organismo e di eliminare quelle
non self.
nel tempo il s.i. ha affinato ed evoluto
due meccanismi che si influenzano
reciprocamente:
l’immunita’ aspecifica
innata che e’ presente dalla
nascita e quella acquisita nel tempo.
vediamone la differenza.
la prima non necessita, per attivarsi,
di un precedente contatto con la sostanza
lesiva (riconosce la presenza di una
cellula infettata da un virus o un
battere);
non da luogo ad effetto “ memoria
“.
i principali strumenti che permettono
all’immunità innata di
compiere il proprio lavoro biologico
sono innanzi tutto gli effetti barriera
rappresentati da cute sana o il succo
gastrico.
poi vengono utilizzati gli spazzini
biologici e le proteine senza effetto
“memoria”, rappresentati
da “ monociti e macrofagi, distribuiti
in maniera strategica a contatto con
il sangue o con gli spazi cavitari
(alveoli polmonari), che inglobano
qualunque sostanza estranea all’organismo
di appartenenza, e i nk (“natural
killer”) la cui funzione è
quella di eliminare alcuni tipi di
tumori e le cellule dell’organismo
infettate dai virus.
per cui quando un antigene o cellula
patogena varca la prima barriera e
penetra o si forma nell’organismo,
si fara’ rintracciare dagli
agenti della nostra immunita’
naturale, dai neutrofili se si tratta
di batteri, dai nk se virus. e comunque,
qualunque cosa esse siano, le cellule
monocitarie si metteranno in prima
fila per fagocitarle. si tratta come
gia’ detto, di monociti circolanti
o di quelli che si sono fissati nei
tessuti per lo piu’ vicino alle
porte di entrata, i macrofagi, che
prenderanno il nome di cellule di
langherhans del rivestimento cutaneo(strato
malpighiano dell’epidermide),
di placche di peyer dell’intestino,
i macrofagi alveolari degli alveoli
polmonari, le cellule di kupffer del
fegato,osteoclasti nel tessuto osseo.
quando le cellule monocitarie costituiscono
un tessuto prendono il nome di istiociti
o, nel cervello, di microglia.
al contatto con l’antigene la
cellula monocitaria e’ attivata
e secerne il1, tnf alfa e il6 che
sono dette citochine.
Le “ citochine “ sono
peptidi non di tipo anticorporale
prodotte da cellule come “ macrofagi
“ o “ linfociti “
in seguito a stimoli di tipo specifico
o aspecifico solubile (endotossine
batteriche, altre citochine). sono
messaggeri intercellulariche che agiscono
a livello immunitario, ma anche fra
quest’ultimo e tutto l’organismo
e in maniera privilegiata con il snc.
esaminiamo in particolare i collegamenti
privilegiati, sistema nervoso-funzione
immunitaria, perché spiegano
l’influenza della psiche anche
in patologie così gravi come
il cancro e l’aids. uno stress
mutilante per il settore affettivo,
fa scattare una scarica di encefaline,
adrenalina e ormoni glucocorticoidi.
i linfociti t possiedono alla loro
superficie dei recettori alle encefaline.
se a basse dosi queste sostanze stimolano
la risposta immunitaria, a forti dosi
la inibiscono.
del resto, i linfociti soppressori
possiedono tre volte più recettori
all’adrenalina di tutte le altre
cellule
del istema immunitario per cui l’eccesso
di adrenalina occuperebbe la maggior
parte dei recettori dei suppressor
che non frenerebbero piu’ la
risposta immunitaria .
infine si sa che gli ormoni glucocorticoidi
secreti in massa dalle surrenali nelle
situazioni di stress, inibiscono l’interleuchina
1 di cui abbiamo visto il ruolo di
innesco e di potenziatore indispensabile
nella difesa immunitaria.
gli effetti devastanti sul s.i. delle
situazioni molto gravi dal punto di
vista emotivo, si spiegano con questo
effetto di inibizione a tre livelli:inibizione
dell’il1 con i glucocorticoidi,
inibizione dei linfociti t che sono
indispensabili al meccanismo stesso
della difesa, ed infine stimolo dei
linfociti soppressori il cui ruolo
è di frenare la reazione immunitaria.
normalmente questo blocco deve effettuarsi
quando la battaglia sta per concludersi
e il nemico estraneo è vinto,
ma qui siamo all’inizio della
battaglia.
le “ citochine “ hanno
la funzione di modulare quindi l’ampiezza
delle risposte “infiammatorie”
e “immunitarie” e agiscono
nel micro-ambiente della sinapsi immunitaria.
per cui possiamo afermare:
primo:
le citochine non sono anticorpi specifici
pertanto possono essere evocate da
qualunque microrganismo.
questo evento scatenerà sempre
un azione biologica (aggressione ad
un virus) che possiamo identificare
come una risposta immunitaria di difesa.
secondo:
terminata la risposta antivirale o
di modulazione del fenomeno infiammatorio,
non possedendo le citochine effetto
“ memoria “, terminano
la loro fase di protezione antivirale
e quindi possiamo ritenere che questo
evento ci possa esporre ad una possibile
ripresentazione del quadro clinico
in precedenza risolto.
le principali citochine sono:
1.gruppo degli interferoni (ifn) ad
azione antivirale;
2.gruppo delle citochine pro-infiammatorie
tumor necrosis factor (tnf), interleuchina1
(il-1) situate all’apice della
piramide “ infiammatoria;
3. gruppo dei fattori di crescita
emopoietici gm-csf colony stimulator
factor e g-csf o trasforming growth
factor (tgf beta) ad azione angio-genetica
(formazione di nuovi piccoli vasi
capillari nel tessuto tumorale);
4. gruppo delle citochine che sono
in grado di indurre una differente
polarizzazione sui linfociti t “
helper “.
per semplificare, e facilitarne la
comprensione, dividiamo le citochine
in due gruppi ideali:
citochine pro -infiammatorie : th1
tipo i: tnfa - il1 -
il2 - il8 - il17 -
ifng - il12
tipo ii: il6
citochine anti -infiammatorie : th2
o pro allergia.
il5 - il4 -il10 - il13
- tgfb - il9 -
concetto di bilancia immunitaria
tra th1 e th2.
possiamo immaginare il nostro s.i.
come una bilancia in cui in un piatto
sono contenute le citochine pro infiammatorie
appartenenti ai linfociti th1 e nell’altro
piatto le citochine pro allergia che
appartengono ai linfociti th2. l’equilibrio
dei due piatti, da’ un sistema
immunitario perfetto. quando c’e’
un eccesso di peso da parte di un
piatto si avra’ la manifestazione
infiammatoria o allergica a seconda
del peso prevalente di un piatto sull’altro.
in questo senso possiamo capire come
la strategia terapeutica in caso di
allergia consista nella somministarzione
in dosi omeopatiche di citochine pro
infiammatorie, e viceversa se dovessimo
riscontrare un processo infiammatorio
continuo o ripetuto. in caso di ipoimmunita’
andremo a somministrare citochine
proinfiammatorie sempre in dosi omeopatiche.
quando un neonato o un infante si
trova di fronte a ripetuti episodi
infiammatori con febbre alta, si ha
l’abitudine di somministare
antibiotici ad un individuo che sta
facendo di tutto per sviluppare il
suo sistema immunitario th1 contro
batteri e virus. dandogli antibiotici
in modo sconsiderato andremo a sopprimere
la linea th1 e il piatto pendera’
dalla parte dell’allergia. i
casi di allergia sono enormemente
aumentati nei bambini, in questi ultimi
anni, proprio per questo motivo.
l’altro aspetto del sistema
immunitario e’ rappresentato
dalla immunita’ specifica adattativa.
le caratteristiche distintive di
questo tipo di immunità sono
rappresentate:
capacita’ di apprendimento
adattabilita’
memoria
la componente cellulare è rappresentata
dalle differenti sottopopolazioni
linfocitarie (linfociti) mentre le
immunoglobuline ne rappresentano la
componente solubile.
i linfociti si dividono in due categorie:
linfociti t
di derivazione timica, agiscono localmente
a stretto contatto con il battere
o con la cellula infettata dal virus,
o ancora con la cellula tumorale da
eliminare adempiendo ad azioni selettive
di attacco e uccisione cellulare “
linfociti t killer” (immunità
cellulo-mediata).
linfociti b
derivazione dal midollo, producono
gli anticorpi specifici, che si suddividono
in differenti classi (igm, igg, iga,
ige, igd) che possono svolgere la
loro azione biologica anche a distanza
(immnunità umorale).
il controllo della risposta immunitaria
è di importanza cruciale.
in caso contrario una produzione illimitata
di anticorpi porterebbe all’autodistruzione.
per questo la risposta immunitaria
si autoregola in primo luogo con la
scomparsa della sostanza che la provoca
(esempio i batteri), non appena questi
vengono eliminati dall’organismo.
cosa succede ai linfociti interessati
nell’evento, una volta che l’infezione
è stata controllata ?
una risposta immunitaria è
associata con la secrezione di numerose
citochine.
quando l’infezione viene controllata
e gli antigeni vengono eliminati,
la secrezione di citochine si interrompe
e i linfociti vanno incontro alla
morte cellulare programmata (suicidio
cellulare) che previene una eccessiva
infiammazione che sarebbe dannosa
per i tessuti e gli organi sani, spettatori
innocenti, della “ battaglia
immunologica “ appena trascorsa.
Prima di parlare dei rimedi e’
pero' indispensabile inserirli nel
contesto della funzione da attribuire
loro.
Dal midollo osseo nascono diversi
tipi di cellule, alcune costituiscono
l’immunita’ naturale:sono
i monociti o i macrofagi, le cellule
killer naturali (nk). possiamo aggiungerci
i neutrofili che non sono rappresentati;
le altre cellule formano la base dell’immunita’
acquisita, umorale, nel gruppo dei
linfociti b, o di tipo cellulare comportante
tutte le altre vie: i linfociti t8,
i linfociti t4 e le cellule neutre
ne t ne b.
Tutte queste cellule presentatrici
dell’ag, alle quali si devono
aggiungere le cellule dendritiche
dei gangli e della milza (cpa), nonche’
i linfociti b , svolgono un ruolo
fondamentale di informazione preventiva
perche’ la difesa immunitaria
deve essere dotata della doppia informazione,
quella del se’ con i marcatori
del complesso maggiore di istocompatibilita’
e quella del non se’ con l’antigene.
dopo l’ingestione dell’antigene
le cellule monocitarie presenteranno
il frammento piu’ immunogeno
alla loro superficie e nello stesso
tempo i marcatori di classe i o ii
per stabilire il self dal non self
ed eliminare quest’ultimo senza
conservarne memoria.
prendiamo per primo il caso della
presentazione antigene marcatori di
classe ii. e’ un linfocita t4
che riconosce il tandem. esso, nato
dal midollo osseo fa uno stage di
maturazione nel timo che gli conferisce
oltre alla sua funzione t a contatto
con i timociti,il fattore di differenziazione
cd4 (cluster of differentiation) (che
sara’ anche il recettore specifico
per l’aids) . attivato con questo
contatto antigene e marcatore di classe
ii, il t4 acquisisce dei recettori
per l’il1 e il2, diventa t helper
o ausiliario e si mette a fabbricare
grandi quantita’ di inf gamma
e il2.
sono da notare le connessioni tra
inf gamma e nk, i macrofagi e il linfocita
tc. potete immaginare la pietra basilare
che forma il th con l’il2 poiche’
influenza i t8, i nk, e i lak (lynphokinen
activated killers), i linfociti b
e anche in ritorno il th.
ricordatevi che il th ha acquisito
dei recettori per il2 e anche per
l’ il2 che fabbrica.
ci sara’ quindi auto attivazione
dei nk con produzione propria di il2
che agisce in ritorno tanto da rischiare
un eccesso di attivita’ di questa
funzione centrale, eccesso che dovrebbe
essere controllata dai linfociti t
soppressori (ts).
questi ultimi provengono da un altro
gruppo quello dei t8, nato nel midollo
osseo e sviluppato dalla maturazione
nel timo.
hanno la funzione di riconoscere la
presentazione dell’antigene
generalmente virale o canceroso, +
il marcatore di classe i e di evolvere
in due direzioni:
quella del ts che abbiamo visto
quella dei t citotossici(tc)
questo linfocita tc ritrova nella
cellula bersaglio l’ag virale
o la proteina cancerosa con il marcatore
di classe i cioe’ il tandem
al quale e’ stato sensibilizzato
all’inizio, a partire dalla
cellula parassitata o dalla cellula
maligna che ha presentato alla sua
superficie queste proteine non se’.
altro gruppo, ora, quello dei linfo
b nati nel midollo osseo, nel quale
sembra che vi effettuino anche la
loro maturazione.
l’attributo b deriva da borsa
di fabricius dove negli uccell si
opera questa maturazione. sono detti
infatti borso-equivalenti.
il linfo b riconosce soprattutto i
batteri gram+, i virus in fase extracellulare
temporanea e i parassiti. il linfo
t produce il4 e il5 che i linfob attivano
e il6 che li differenzia per arrivare
allo stadio di plasmocita secretori
di ac circolanti. esso restera’
in memoria definitivamente del bmemoria,
come resteranno i t4memoria e t8memoria
per rilanciare rapidamente il meccanismo
nel caso di un altro identico incontro.
l’ultimo gruppo, ne’ t
ne’ b, raggruppa le cellule
killers. queste cellule hanno bisogno
degli ac che servono loro da punto
di ancoraggio sulla cellula bersaglio.
troviamo qui anche i nk che gia’
conosciamo e i lak (linphokine activated
killers) cento volte piu’ attivi
dei nk poiche’ possiedono all’inizio
un tropismo che li conduce a insinuarsi
spontaneamente dentro il tumore in
realta’ sono dei tc particolari
e non appartengono al gruppo di cellule
neutre.
allora vediamo tutti questi soldati
all’assalto della cellula bersaglio
in modo specifico per i tc, in maniera
semispecifica per i k,senza specificita’,
ma con molta efficacia per i nk, lak,
tnf, il.
il macrofago attacca direttamente
con l’aiuto del th, o indirettamente
con la produzione del tnf alfa che
fabbrica sotto l’influenza dell’inf
gamma. notiamo la secrezione di il6
da parte del macrofago sotto l’influenza
dell’inf gamma, mentre l’il6
attiva da parte sua il th.
Bibliografia:
- Seminario di immunologia a dosi
infinitesimali:
Estratto della conferenza tenuta a
Roma nel 1990
dai dottori: M.Jenaer e B. Marichal.
- Immunomodulazione
D. Meijer_ Ipsa Editore.
- Labo Life: Corso Base e Avanzato
di Micro-Immunoterapia.
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